Era passato quasi un anno da quando i miei occhi si aprirono per la prima volta. Mia madre mi teneva così stretta a sè che quasi pensavo di soffocare. Per mesi il mio unico compagno era stato il mio cordone ombelicale, lui ed io eravamo amici e una volta giocando, ricordo che strinse così forte che violentemente
lo staccai dal collo Già dentro il pancione mi facevo notare per il mio spirito combattivo. Saltavo, trottavo, bussavo.. Arrivò il giorno però, in cui quel paradiso, cominciava a stare stretto e allora con i miei soliti calci chiesi a mamma di uscire. Da quel giorno sono trascorsi 12 lunghissimi mesi. Alla luce del sole il tempo scorre velocemente e tra paperelle, orsetti e farfalle a carillon ho scoperto che fuori si sta decisamente meglio che dentro.
Sentivo una forza strana che mi sollevava, le mie paffute coscette si muovevano armoniosamente. Per la prima volta il mio corpo stava per staccarsi da terra. Ricordo quanta paura, il cuore batteva a mille allora, però ci stavo provando e tac ero quasi in piedi.. ma attenzione puff ero caduto.. Iniziai ad urlare come un matto, mamma non sapeva più come calmarmi, mi dava il ciuccio, ma io lo sputavo ero decisamente impaurito, alla fine sfinito mi addormentai.
Il giorno seguente sempre il mio agire da guerriero mi suggeriva di riprovare, staccandomi da terra ho sentito un emozione forte e anche se il finale era stato un po’ traumatico io non volevo arrendermi. Il secondo tentativo andò peggio, cadendo sulla fronte cresceva un bernoccolo gigante.. Il terzo giorno ancora, poi il quarto, il quinto e al sesto.. al sesto il cuore tremava, le mani erano accaldate, forse mi stava venendo una di quelle febbriciattole che colpiscono spesso i bambini, ma non m’importava volevo sentire ancora quel brivido.. misi una mano sul muro, stringevo i miei due dentini, come una molla cercavo di caricarmi, quando stavo per alzarmi.. sudavo, la fatica era tanta, ma chiusi gli occhi pensai alla mia mamma e improvvisamente ero in piedi, mossi così i miei primi passi, Non dimenticherò mai lo sguardo di mamma e la gioia di papà. Avevo vinto la mia prima sfida.
Oggi sono cresciuto, oramai sono un uomo. Tra mille imprevisti cerco di avviare una carriera. Le sfide si presentano in continuazione e ogni volta che cado penso a quella grinta che mi permise di imparare a camminare. Sto per sposarmi, ho una compagna che mi ama e l’affetto di amici cari. Quella forza combattiva mi accompagna sempre, non mi ha mai lasciato, perché un ostacolo non è la fine, può rappresentare un inizio, una scoperta e chi meglio di me può spiegarti cosa significa ricominciare a vivere? Mi vedi? Forse ti sembro inutile, forse penserai che tutta la mia vita è inutile. È vero, quell’incidente mi portò via le gambe, ma non l’amore per la vita. Ripenso spesso al giorno in cui ho mosso quel passo, oggi ne muovo ancora con l’aiuto della mia carrozzina, e si soli non si è mai nessuno! Non ho paura di andare avanti, ho solo voglia di godere momenti felici e a mia vita né è testimone.. quindi ragazzo non arrenderti davanti ad una caduta, riprendi a camminare a testa alta, solo così potrai dire di aver vissuto.